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Passione e tradizione antica
Ingredienti per un vino unico!
Passione e tradizione antica
Ingredienti per un vino unico!

La nostra storia

Da molteplici generazioni sia da parte paterna che materna, la famiglia coltiva le proprie vigne in collina, proprio dove il sole aiuta la generosa vite a far crescere i più bei grappoli d’uva.Vien da sé pensare alle difficoltà che la posizione geografica del nostro territorio impone al lavoro umano. È difficile e faticoso anche ai giorni nostri, dove attrezzature meccaniche aiutano molto. Con il trascorrere degli anni infatti in molte colture, soprattutto le più “scomode”, si sono costruite strade ed accessi utili per il trasporto dell’uva nel periodo delle vendemmie e per effettuare i trattamenti necessari. Il lamentarci dei nostri anni soprattutto la sera rientrando stanchi dopo una lunga giornata nei vigneti, non ci fa dimenticare quello che passavano i nostri nonni o bisnonni quando le uniche forze erano date da gambe e braccia, un carro e solo negli anni recenti un trattore senza motrice. Partivano alla mattina andando nei campi e tornavano alla sera; le mogli portavano il pranzo sul posto, ci si sedeva a terra nelle giornate di sole o sopra una trave se l’umidità rendeva il suolo bagnato. I bambini seguivano la mamma e aiutavano per quel che potevano i genitori. I diversi lavori stagionali richiedevano fatica fisica e molto più tempo. Le viti venivano sostenute da pali, da noi chiamati “scanfele” o “pai de testa” e mentre ora abbiamo la fortuna di piantarli con l’aiuto di mezzi meccanici, allora c’era il “palo di ferro”, strumento con cui veniva fatto un buco profondo dove alloggiare il sostegno della vite che essendo tutto in legno però, necessitava di sostituzioni periodiche. Tutti i nostri avi e nei tempi più recenti (anni 1930/40) i nonni Adolfo e Guglielmo, partivano con le “musse” nei vicini boschi di castagno; tagliavano e sistemavano gli alberi per ricavare i pali e tutto quello che avanzava veniva comunque portato a casa utilizzato come legna da ardere. Molti dei vigneti ora presenti, a quei tempi erano prati e campi utilizzati per erba da taglio; infatti ogni famiglia possedeva più o meno grandi stalle per l’allevamento soprattutto di mucche e vitelli (attività smessa dalla nostra famiglia solo qualche anno fa). Il momento di festa e di impegno massimo era sicuramente la vendemmia. I tempi erano molto diversi: ci si aiutava tra parenti ed amici, magari venuti da “fuori”, senza tanti pensieri di “voucher” o buste paga. I cesti di vimini (già molto pesanti), venivano caricati in spalla con l’aiuto del “bigòl” e scendendo la vigna venivano scaricati nei carri e nei rimorchi. La pigiatura una volta arrivati a casa era nei tini e solo più tardi con l’aiuto di una diraspatrice meccanica; dopo alcuni giorni, una volta terminata la fermentazione in botte, la vinaccia veniva pressata nel torchio e lavorata per l’ultima volta. Chi ora vi scrive personalmente alcune cose non le ha vissute, ma abbiamo ben conosciuto i nostri cari ed i racconti di chi vive in prima persona la fatica ma soprattutto la soddisfazione del prodotto ottenuto. Quando eravamo bambini, l’enfasi ed il ripetere “sempre le stesse cose” dei nostri nonni, ci annoiava e ci faceva sborbottare (in silenzio, naturalmente). Ora in età adulta oltre ad essere consapevoli della ricchezza che questi ricordi ci danno, ringraziamo i nostri cari , sperando di essere a nostra volta capaci di tramandarla alla prossima generazione.